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Polinesia: destinazione paradiso
Era il rifugio di Gauguin, Melvill e Stevenson. Oggi è il sogno di molti. Ecco una mappa per orientarsi tra atolli e resort
Spiagge bianche, acque limpidissime, collane di fiori profumati, splendide ragazze sorridenti. E nomi esotici lungamente assaporati: Tahiti e Moorea, Bora Bora, Raiatea e Taha'a. Questa è l’immagine della Polinesia: l’ultimo paradiso sulla terra. Per molti un viaggio in quest’angolo remoto del pianeta rappresenta il sogno di una vita. Vuol dire farsi coccolare negli eleganti resort sul mare, nuotare in lagune brulicanti di pesci tropicali, rilassarsi al sole sotto a una palma. Aspettative perfettamente legittime, perché la Polinesia Francese offre luoghi di una bellezza sorprendente. Ma il mito di trovarsi in un’oasi sperduta in mezzo all’Oceano Pacifico, va sfatato. Se fino agli anni Novanta infatti le 118 isole che la compongono (divise in cinque arcipelaghi, con un’estensione pari all’Europa) erano una meta solo per pochi, oggi è una delle località turistiche più pubblicizzate e vendute dai tour operator internazionali (soprattutto per i viaggi di nozze). Ma per una vacanza davvero indimenticabile, il consiglio è quello di limitare il soggiorno a pochi notti sulle isole più turistiche (Tahiti e Bora Bora) e scegliere quelle meno note (come Taha’a) o i meravigliosi atolli dell’arcipelago delle Tuamotu, dove vivere come Robinson Crusoe. E per chi ha lo spirito del vero viaggiatore, ci sono anche le Marchesi, isole fuori dal mondo, aspre e selvagge, ancora escluse dai circuiti tradizionali.

Tahiti e Moorea, non solo mare
Sono le isole più conosciute della Polinesia Francese, con spiagge candide e acqua cristallina. Ma le cose da vedere sono moltissime. A cominciare dal variopinto mercato e dal Museo di Gauguin
Tahiti è la più grande delle Isole della Società, uno dei cinque arcipelaghi che compongono la Polinesia Francese, diviso nelle isole Sopravento (Tahiti, Moorea e Tetiaroa – di proprietà della famiglia di Marlon Brando) e Sottovento (Huahine, Bora Bora, Raiatea, Tahaa e Maupiti). Insieme a Bora Bora è la più conosciuta, ma le fotografie di mari turchesi e spiagge candide che tappezzano le agenzie di viaggio appartengono quasi sempre ad altre isole polinesiane.

L'ISOLA AMATA DA GAUGUIN - Qui si trova l’aeroporto internazionale e la capitale, Papeete: una trafficata città portuale con brutte costruzioni in cemento e un continuo andirivieni di panfili, traghetti e navi mercantili. Da vedere, per farsi un’idea della storia e della cultura polinesiana, il museo di Tahiti e delle sue isole, quello della Perla, di Paul Gauguin e la casa di James Norman Hall, uno degli autori de Gli ammutinati del Bounty. Ma soprattutto il variopinto mercato, che vende frutta, verdura, carne e pesce, fiori, prodotti di bellezza (molto apprezzati sono l’olio e le saponette all’essenza di tiarè, vaniglia o cocco), prodotti artistici e artigianali, parei e stoffe dai caratteristici disegni floreali (alcuni dipinti a mano). Tutto a prezzi convenienti.

GRANDI ALBERGHI, ALTO COMFORT - Per dormire, non c’è alternativa agli hotel delle grandi catene. Come il Sofitel Maeva Beach , a dieci minuti dal centro e a cinque dall’aeroporto, con 216 stanze dal design contemporaneo, ristorante giapponese, giardino, piscina, spiaggia privata, tennis e campo pratica di golf. Oppure Le Meridien Tahiti, che affaccia direttamente sulla laguna.

L'ENTROTERRA IN JEEP - La parte più interessante di Tahiti è l’entroterra, con ripide montagne (che sfiorano i 2240 metri), vallate ricoperte di vegetazione lussureggiante, imponenti cascate e fiumi limpidissimi. Si possono organizzare safari in 4x4, escursioni, arrampicate, canyoning, surf, kayak. Mato Nui Excursions , ad esempio, si inerpica con jeep scoperte sulle strade sterrate della Papenoo Valley, gola selvaggia e verdissima.

MATRIMONIO A MOOREA - Diciassette chilometri di mare separano Tahiti da Moorea. La facilità dei collegamenti (10 minuti in aereo o 45 in traghetto) rendono possibile anche la visita in giornata. Moorea è una delle isole più turistiche della Polinesia e offre ogni genere di attività: sport acquatici, immersioni, whale whatching, ma anche trekking ed escursioni nell’interno tra vette vulcaniche e piantagioni di ananas. Tra le gite più classiche, quella alla splendida Baia di Cook, al Moorea Dolphin Center (situato presso l’
Hotel Intercontinental) e al Tiki Village, ricostruzione di un villaggio indigeno, dove si assiste a un tipico spettacolo di danza e si cena. Ma ci si può anche fare un tatuaggio tribale e persino sposarsi con rito polinesiano (senza valore legale).

Nell'arcipelago delle Tuamotu
Ancora poco toccate dal turismo, sono la meta ideale per chi cerca la più autentica atmosfera polinesiana. E non sa resistere al richiamo delle preziose perle nere
Rangiroa, Tikehau, Fakarava, Manihi e un numero imprecisato di atolli dai nomi sconosciuti. È l’arcipelago delle Tuamotu: anelli di corallo che racchiudono lagune dai colori incredibili, ricchissime di vita. Un vero paradiso per gli amanti del mare e delle immersioni, che qui trovano centinaia di specie di pesci e una barriera corallina tra le più intatte del mondo. Le Tuamotu, ancora poco toccate dal turismo, sono la meta ideale per chi cerca la più autentica atmosfera polinesiana: il tempo scorre lento nei piccoli villaggi dove gli abitanti si dedicano alla pesca e alla coltivazione delle preziose perle nere. Anche se molto distanti dalla civiltà, non sono affatto isolate: hanno l’elettricità prodotta con l’energia solare, l’acqua raccolta in cisterne, e tutti i mezzi di comunicazione moderni. In più, hanno romantici resort sull’acqua di livello elevato e sono raggiungibili da Tahiti e Bora Bora con voli diretti.

RANGIROA, PARADISO DEI SUB - La più spettacolare delle Tuamotu (a un’ora di volo da Tahiti) è Rangiroa, che è anche è il secondo atollo del mondo per dimensioni dopo quello di Kwajalein, in Micronesia. La sua laguna è praticamente un vasto mare interno e la parte emersa è formata da un anello di più di 240 motu sabbiosi, separati tra loro da un centinaio di hoa, piccoli canali di collegamento con il mare aperto. Qui la corrente è molto forte e c’è un grande passaggio di pesci grossi (razze, mante, tonni, barracuda, squali). Così, sub da tutto il mondo vengono per immergersi nelle sue acque calde e trasparenti.

ESCURSIONI IN BARCA - Da non perdere anche le escursioni in barca nei luoghi più spettacolari: la Laguna Blu, le Sabbie Rosa, l’isola dei coralli. L’aeroporto, la maggior parte degli hotel, le pensioni familiari e il villaggio di Avatoru si trovano sull’isola principale, che si gira facilmente in bicicletta. A un’ora di barca, c’è il Kia Ora Sauvage, dove si vive come veri naufraghi. Si dorme in capanne sulla spiaggia costruite con legni di cocco, bambù intrecciato e liane di vaniglia. Vicino a Rangiroa, Tikehau è un piccolo atollo dalla forma ovale, uno dei più belli della Polinesia. Naturale e autentico, ha splendide distese di sabbia bianca e una ricca di vita sottomarina e terrestre, con numerose colonie di uccelli che fanno il nido sui piccoli motu disabitati. Qui, l’unico albergo di categoria è il Tikehau Pearl Beach Resort  con bungalow raffinati e una Spa, che offre massaggi anche sulla terrazza del proprio bungalow. Le attività e le visite organizzate dall’hotel sono tutte legate alla natura: si può raggiungere in barca il Motu Ohihi con la sua spiaggia rosa, oppure Motu Puarua e Oeoe per ammirare i pennuti e fare snokerling sulla barriera corallina.

LE PERLE DI MANIHI - Manihi, invece, è famosa perché c’è la più antica azienda perlifera. Sull’isola ci sono numerosi allevamenti, che si possono visitare per conoscere il processo produttivo (le perle nere costituiscono la principale risorsa economica della Polinesia) o per fare acquisti a prezzi più vantaggiosi che a Tahiti. A Manihi si fanno anche suggestive immersioni; solo qui si assiste allo spettacolo del rain fish, una pioggia di migliaia di piccoli pesci fluorescenti che circonda i subacquei. Fakarava è la più selvaggia delle Tuamotu. Fa parte di una riserva di biosfera protetta dall’Unesco e per questo motivo gli alberghi non possono costruire camere sull’acqua. In compenso è in assoluto il posto migliore dove fare immersioni. Aperta al turismo da pochissimi anni, è consigliata a chi cerca un’esperienza di Polinesia autentica, a contatto con la natura. Da Fakarava si può partire in barca alla scoperta di oltre 80 magnifici isolotti deserti, con spiagge orlate di palme.
Bora Bora, paradiso tropicale
Pesci colorati, piccoli squali, spugne e gorgonie. Da accarezzare e osservare attraverso i pavimenti trasparenti dei resort dell'isola più bella della Polinesia
Acque di un azzurro intenso, che sfuma in mille tonalità, e verdissime alture vulcaniche. Per molti è l’isola più bella della Polinesia Francese, per altri addirittura del Pacifico: purtroppo in alcuni punti il paesaggio è deturpato da strutture turistiche sproporzionate o ancora in costruzione. Nonostante questo, un itinerario che escludesse Bora Bora perderebbe una delle tappe fondamentali del viaggio. La sua laguna è forse il luogo che più si avvicina all’idea di paradiso tropicale: pesci colorati, piccoli squali e razze per nulla intimoriti dalla presenza dell’uomo, ma anche coralli, spugne e gorgonie. Fondali perfetti per lo snorkeling o le immersioni. E per chi non sa nuotare c’è il Lagoonarium, un acquario ricavato in un tratto di mare, dove si possono osservare e toccare mante e squali non aggressivi e persino dar loro da mangiare. Da non perdere, una gita in barca sul reef o in uno dei numerosi motu disabitati che punteggiano la costa. E per i più attivi, la possibilità di salire a piedi o in fuoristrada sulla montagna che domina l’isola.

MASSAGGI ORIENTALI E GRILL SULLA SPIAGGIA - A Bora Bora si trova ogni genere di sistemazione, dalle pensioni agli hotel di lusso con i caratteristici overwater, sogno di tutte le coppiette in viaggio di nozze, la maggior parte concentrate nella zona di Punta Matira o nei motu periferici. Sull’isola principale si può soggiornare al Club Med , uno dei primi di Bora Bora, con la classica formula villaggio. Sul Motu Toopua c’è il lussuosissimo Bora Bora Nui , resort frequentato soprattutto dagli americani, che si sviluppa su una collina dalla vegetazione lussureggiante (è talmente grande che si gira con le golf car). Le 120 camere, tra overwater e bungalow nel verde, sono vere e proprie ville, con mobili intarsiati, letto a baldacchino e stanza da bagno in marmo. Due i ristoranti, un grill sulla spiaggia e uno più elegante, che propone piatti della cucina francese rivisitati. Molto bella la piscina a sfioro sulla spiaggia e la Mandara Spa, specializzata in massaggi e trattamenti orientali.

IL PAVIMENTO? DIRETTAMENTE SUL MARE - Altrettanto lussuoso, ma di gusto più sobrio, il Bora Bora Pearl Beach Resort , sul Motu Tevairoa. L’atout del resort sono gli overwater: l’acqua della laguna è così trasparente che le palafitte sembrano sospese nel vuoto. In una posizione invidiabile, sul Motu Tofari, proprio di fronte alla montagna di Bora Bora, Le Meridien : 99 bungalow, alcuni sull’acqua e uno scenografico pavimento in plexiglass da cui ammirare i pesci, altri affacciati su una piccola laguna interna popolata da tartarughe marine. Di grande fascino anche il ristorante, in un’ariosa struttura in legno sulla spiaggia.

PESCA D'ALTURA E PARAPENDIO - Tutti i resort propongono un gran numero di attività, che trasformano l’isola in un specie di parco giochi, rovinandone l’immagine: diving, gite sulla laguna con barche dal fondo di vetro, pesca d’altura, moto d’acqua, equitazione, parapendio, voli in elicottero. Merita, invece, l’escursione a Maupiti. Può essere fatta in giornata grazie a un breve volo interno che la collega tre volte a settimana; la traversata non è sempre agevole, ma ne vale la pena. Da lontano appare come una Bora Bora su scala ridotta, ma è l’assoluto contrario dal punto di vista dell’atmosfera incontaminata. Maupiti ha una laguna color giada delimitata da cinque isolotti dalle spiagge immacolate, e un’isola centrale rocciosa e verdeggiante. Qui non esistono grandi resort, ma solo pensioni familiari, piuttosto spartane, direttamente sulla spiaggia dei bellissimi motu.



Raiatea, l'isola sacra dei Polinesiani
Dominata dall'Olimpo del Pacifico e profumata dal tiare, ha un entroterra spettacolare. Per le spiagge e lo snorkeling ci si sposta a Taha'a
Chiuse dallo stesso anello di corallo sul quale si infrangono le alte onde dell’Oceano, Raiatea e Taha'a condividono la medesima splendida laguna. Raiatea, la più grande delle Sottovento, è l’isola sacra per i Polinesiani. È dominata dal monte Temehani, l’Olimpo del Pacifico, dove cresce una pianta unica al mondo: il tiare, fiore simbolo della Polinesia Francese. Le spiagge sono quasi inesistenti, meglio quindi visitare l’interno: il Marae Taputapuatea, il luogo di culto più importante della cultura Maori, e il fiume Faaroa, l’unico navigabile della Polinesia, che si inoltra scuro e limaccioso in una vegetazione intricata simile a quella pluviale. Via fiume si arriva all’orto botanico, con centinaia di piante e fiori rari, come l’albero del pane, gli ibiscus, i taipe (una specie di castagno) e il noni, dai cui frutti i locali traggono una bevanda depurativa. Raiatea è anche una base nautica e punto di partenza di charter e crociere nell’arcipelago della Società.

TAHA'A, L'ISOLA DI VANIGLIA - Per un’intensa giornata di sole e mare ci si sposta a Taha’a, conosciuta come l’isola di vaniglia per le sue numerose coltivazioni. Ha magnifiche spiagge di sabbia bianca e una laguna dalle sfumature zaffiro e smeraldo punteggiata di motu (isolotti). È un vero paradiso per lo snorkeling e le immersioni, collegata com’è all’oceano da due ampie pass, che lasciano entrare nella barriera anche i pesci più grossi. Non è raro, infatti, imbattersi in branchi di delfini blu. Nelle acque accanto all’hotel Le Taha’a Private Island  si trova un bellissimo giardino di corallo. Fare il bagno qui è un’esperienza unica, ma bisogna fare un po’ attenzione perché c’è molta corrente e si corre il rischio di ferirsi, urtando i coralli. Il resort, della lussuosa catena Pearl Beach, è uno dei più belli della Polinesia: 12 ville sulla spiaggia con piscina privata e 48 overwater (i bungalow-palafitta, con tetto di paglia e scaletta per entrare direttamente in acqua), 3 ristoranti, 2 bar, 2 boutique, piscina e la Manea Spa, che utilizza solo prodotti tipicamente polinesiani (latte di cocco, oli essenziali al tiare e alla vaniglia, creme al ginger e al sandalo).
Isole Marchesi, arcipelago selvaggio
Vegetazione folta e montagne vulcaniche, scogliere a strapiombo e antiche tradizioni. Viaggio nella culla della cultura polinesiana

È l’arcipelago più settentrionale, a 1.400 km a nord-est di Tahiti. Lo scenario delle Marchesi è completamente diverso dal resto della Polinesia Francese: alte montagne vulcaniche ricoperte di folta vegetazione, scogliere a strapiombo su cui si infrangono le onde del Pacifico non più attenuate dalla barriera corallina che qui non esiste, baie strette simili a fiordi dal colore blu intenso, piccole spiagge dalla sabbia nera.

POPOLO DI COLONIZZATORI - Queste isole impervie sono la culla della cultura polinesiana: il popolo delle Marchesi, che discende da valorosi navigatori e guerrieri Maori, ha colonizzato tutte le isole del Pacifico, fino alla Nuova Zelanda. Ancora oggi custodisce gelosamente le sue antiche tradizioni, come la lingua, i canti, le danze, la gastronomia e soprattutto l’arte rituale del tatuaggio (ta’tau in polinesiano).

META PER SPORTIVI E ARTISTI - Un viaggio in queste isole aspre e selvagge non è per tutti: può essere molto faticoso, visto che gli spostamenti sono fatti in 4x4, a cavallo o in elicottero. Su richiesta, alcuni tour operator propongono un’estensione del soggiorno nelle Isole della Società (dormendo in hotel della catena Pearl Beach), con escursioni sulle isole principali: Nuku Hiva e Hiva Oa. Qui visse e morì Paul Gauguin e il poeta-cantante belga Jacques Brel, entrambi sepolti nel piccolo cimitero della capitale, Atuona. A Fatu Hiva invece soggiornarono gli scrittori Stevenson e Melville e, in tempi più recenti, il navigatore norvegese Thor Heyerdahl, protagonista delle famose spedizioni del Kon Tiki.




I luoghi da non perdere in Polinesia Francese
La Polinesia francese è composta da cinque arcipelaghi. Il modo migliore per scoprire le isole è la crociera che permette in un unico viaggio di visitare destinazioni diverse. Le isole della Società, sono le più famose e quelle che hanno maggiori servizi per i turisti: Tahiti, Bora Bora, Moorea, Huanine, Raiatea, Thaa e Maupuiti. Si tratta di isole vulcaniche, con montagne ricoperte da una vegetazione fittissima, contornate dalla barriera corallina. L’arcipelago delle Isole Tuamotu è formato da centinaia di atolli corallini. La loro caratteristiche è di essere piatti, con una laguna interna, famosi per la barriera corallina. Tra queste, le più sviluppate sono Rangiroa, Manihi, Fakarava e Tikehau. A tre ore di volo dall’isola di Tahiti si raggiunge l’Arcipelago delle Marchesi. Le isole, senza barriera corallina, sono famose per le loro montagne, come quelle appuntite di Ua Puo. Sull’isola di Hiva Oa si trova la tomba di Paul Gauguin. A quattro ore di volo da Tahiti ci sono le Isole Australi, godono di un clima leggermente più fresco di quello di Tahiti e la terra, molto fertile, ha valso loro il soprannome di granaio della Polinesia, e l’Arcipelago delle Gambier, la culla delle perle polinesiane


In valigia
Per lui: abbigliamento leggero, come pantaloni di cotone e camicia, anche a manica lunga, per le sere più ventilate in riva alle lagune o in crociera. Felpe e scarpe comode per le escursioni in altura.
Per lei: si possono sfoggiare abiti leggeri, soprattutto nei resort. Importante la crema solare ad alta protezione e scarpine per camminare sulle spiagge di coralli.
(articoli del Corriere.it 07-2008 ;a cura di Carlotta Lombardo )




Polinesia Francese
Tahiti, Rangiroa, Nuku Iva, evasione e sogno solo a pronunciarne i nomi, un incanto di isole che ognuno di noi associa al paradiso: lagune iridescenti e spiagge orlate di palme, bassi atolli corallini e picchi vulcanici coperti da verdissime foreste primordiali che si tuffano nel blu del Pacifico. Questa è la parte di mondo che più di altre evoca la leggenda dei Mari del Sud, alimentata dai grandi viaggi di Cook, Stevenson e Melville, dalle avventure degli ammutinati del Bounty e dalla pittura di Gauguin. Un mito che continua a sedurre la fantasia delle società occidentali e che sopravvive anche in chi, più lucido e disincantato, riesce a captarne le ombre.
L'economia del turismo, gestita da grandi catene alberghiere multinazionali, ha permesso la creazione di non-luoghi, a cominciare dai "piloti", i bungalow su palafitte costruiti all'interno delle lagune più belle al mondo. Proposti come luoghi romantici, e per questo ambitissime destinazioni per viaggi di nozze, si rivelano piuttosto strutture che inquinano l'ambiente e l'autenticità del posto, visto che nessun villaggio polinesiano è mai stato costruito in quel modo. Tutto sta ad accettare il compromesso: il turismo è la prima fonte di reddito che attrae capitali e investimenti, purtroppo ancora tutti stranieri; un'industria senza la quale non è possibile creare lavoro e mantenere quel benessere economico che distingue queste isole da altre zone del Pacifico.
A Tahiti, e nelle altre 120 isole che compongono la Polinesia francese, sventola tuttora il tricolore francese; oggi gli arcipelaghi sono ufficialmente un territorio francese d'Oltremare e non più una colonia, godono di autonomia politica ma i francesi continuano a considerarle province a tutti gli effetti. Una tollerante democrazia, che non è però riuscita a favorire lo sviluppo culturale: solo il 20% della popolazione possiede un diploma di scuola superiore, oltre 5.000 i professori francesi e nessuno di origine polinesiana. Ma è anche grazie alle strutture mediche francesi che la vita media è arrivata a 74 anni, soglia non comune nel Pacifico. Un'altra spina nel fianco dei polinesiani sono i tre decenni di test nucleari condotti dalla Francia tra il 1966 e il 1996 sugli atolli di Moruroa e Fangataufa; l'economia della bomba ha fatto accettare alla popolazione guarnigioni militari francesi e radioattività ambientale in cambio di una pioggia di miliardi, tant'è che le sovvenzioni per il Cep (Centre d'Experimentation du Pacifique) hanno rappresentato, per oltre 30 anni, la prima voce di bilancio di questi territori. Oggi il Cep viene a poco a poco smantellato e i sussidi francesi diminuiscono; ma la Francia continua a finanziare questa parte di mondo e mantiene il suo controllo sui territori attraverso un esercito di ben stipendiati impiegati pubblici. Le difficoltà nel creare una classe dirigente locale, la mancanza di una vita culturale, così come la intendiamo noi, nonché la naturale inclinazione della popolazione a vivere solo il presente, rendono limitate le prospettive, nel medio periodo, del progetto politico delle forze indipendentiste polinesiane. Intanto lo sviluppo continua; hamburger e patatine sostituiscono il pesce crudo marinato nel latte di cocco e il benessere economico lascia i suoi segni sulle spiagge di Tahiti dopo i fine settimana. Ma allontanandosi dai luoghi affollati si riscoprono tratti di struggente bellezza, che forse non hanno paragoni con nessuna altra parte del mondo.
Se si possa ancora parlare di giardino dell'eden se lo chiedono in molti, pensando di poterlo trovare in Polinesia: tanti non hanno mai realizzato il proprio sogno, altri sono riusciti a trasferirsi e vivono sereni, ma con un biglietto di ritorno sempre in tasca. Per quei pochi che, invece, hanno trovato quello che cercavano e che mai tornerebbero indietro sarà forse vero, come dice
Rossella Righetti in un suo bellissimo libro, che "se questo non è il paradiso, ne è comunque un eccellente surrogato".

Perché andare

La perfezione e la spettacolarità dei paesaggi ne fanno uno dei posti più belli al mondo: una smisurata porzione di oceano e appena quattromila chilometri quadrati di terre emerse, raggruppate in cinque arcipelaghi. E una grande varietà naturale, riconducibile alla diversa evoluzione geologica delle isole.
Ecco allora i picchi di oltre 2.000 metri, modellati dalle eruzioni vulcaniche e coperti da un manto lussureggiante, che fanno da sfondo alle baie coralline delle isole della Società, di tutte le Marchesi, delle Australi e delle Gambier. Non si sa come scegliere tra queste ‘isole alte’ e gli atolli delle Tuamotu o tra i tanti altri esempi di ‘isole basse’: nient’altro che un anello di sabbia corallina, pochi metri sopra il livello del mare e una laguna dalle mille sfumature di turchese.
L’ecosistema marino è ricchissimo ovunque, ed è tuttora caratterizzato da una grande varietà di fauna e flora sottomarina; insomma un’esperienza unica per chi fa immersioni ma che promette, anche ai soli amanti dello snorkeling, incontri ravvicinati con specie come squali, delfini, razze, tartarughe e migliaia di pesci coloratissimi.
Foreste spettacolari e imperdibili cascate rendono l’interno delle isole vulcaniche, come Tahiti e Moorea, luoghi tutti da scoprire, con escursioni a piedi o in fuoristrada. Altri tour molto apprezzati sono quelli alle piantagioni di vaniglia a Taha’a o presso i laboratori di coltivazione delle perle nere negli atolli delle Tuamotu, soprattutto a Manihi.
E poi ancora, all’arrivo o in partenza da Tahiti, il mercato di Papeete, dove al mattino i truck scaricano frutta esotica e verdura, i pescatori arrivano con il pesce appena pescato e il profumo dei fiori, che vengono intrecciati dalle venditrici locali, rende inebriante l’atmosfera. In qualsiasi isola si vada vale la pena entrare in una chiesa alla domenica. Il cristianesimo ha un’importante funzione sociale nella vita dei polinesiani e, checché se ne possa pensare di una certa visione bigotta, è suggestivo assistere alle celebrazioni religiose durante le quali i locali, in particolare le donne, vestite di tutto punto e con improbabili cappellini, intonano cori e canti a Dio. Tutto questo accanto alle vestigia di quella che un tempo fu l’antica religione pagana, i marae, luoghi di culto dove Cook riferì di aver assistito a sacrifici umani. In ultimo, la danza polinesiana, il tamurè, che sopravvive, a buon uso del turista, come nostalgico stereotipo di tutte le seduzioni polinesiane.

Quando andare

Le isole della Polinesia francese sono suddivise in 5 arcipelaghi (Società, Tuamotu, Marchesi, Australi e Gambier) e si estendono su una superficie di oceano Pacifico che equivale, per dimensioni, all’Europa. La latitudine è perciò uno dei fattori che, prima di altri, influenza il clima.
Le isole Marchesi sono quelle più settentrionali, si trovano a cavallo dell’Equatore e hanno perciò un clima caldo umido, che non varia molto durante l’anno. Nelle Australi e nelle Gambier, molto più a sud, le temperature sono più fresche ed esistono due stagioni, invertite rispetto alle nostre.
Nel mezzo, i due arcipelaghi più frequentati, le isole della Società e le Tuamotu, caratterizzate da alti rilievi vulcanici le prime e da ciuffi di palme e sabbia corallina le seconde. In quest’area del Pacifico il periodo che va da novembre ad aprile è quello più piovoso, il sole c’è ma i rovesci possono essere violenti e l’umidità rende l’aria soffocante. Le basse Tuamotu registrano minore piovosità e tasso di umidità rispetto alle altre isole, grazie alla scarsa vegetazione e all’assenza di rilievi.
Il periodo migliore per un viaggio va da metà aprile fino a metà ottobre, quando gli alisei cominciano a rinfrescare l’aria e le temperature sono piacevoli, mediamente intorno ai 27 gradi. Durante questa stagione le piogge non sono infrequenti ma durano poco e si verificano soprattutto sulle coste orientali (sopravento) delle isole di origine vulcanica. Il mare è quasi sempre limpido e ha temperature gradevolissime tutto l’anno.

Come andare

La prima tappa in Polinesia francese è quasi sempre Tahiti; il suo aeroporto, Tahiti-Faa’a, dista dall’Europa molte ore di viaggio e 11 fusi orari. Inutile dire che, oltre ad essere lungo, il volo è anche molto caro.
Dall'Italia non esistono collegamenti diretti: viaggiando, ad esempio, con Air France
o con Air Tahiti Nui si fa scalo a Parigi e a Los Angeles (Norme di ingresso o transito negli USA). Vanno poi considerati i voli interni, indiscutibilmente cari pure quelli; la soluzione migliore per visitare anche le isole più lontane è quella di avere un air pass che a volte è conveniente acquistare insieme al volo internazionale. I voli sono generalmente operati da Air Tahiti con aerei turboelica e le tariffe di un carnet per tre isole partono, indicativamente, da 230€.
Il documento necessario all’ingresso è il passaporto con validità residua di almeno tre mesi. Per soggiorni più lunghi di tre mesi bisogna richiedere il visto.
Tutta l’area dell’arcipelago polinesiano è considerata sicura; anche le condizioni sanitarie sono buone e a Tahiti e su alcune isole più grandi ci sono strutture di buon livello. Non è necessaria alcuna vaccinazione, basta usare le comuni norme di buon senso; nel dubbio, è bene evitare di bere acqua non imbottigliata. E’ invece importante difendersi dagli insetti, particolarmente voraci nella stagione umida; alle Marchesi, dove sono presenti i temibili no-no, possono essere un vero incubo.
La moneta locale è il
Franco del Pacifico (CFP), che mantiene un rapporto fisso di cambio con l’euro; le carte di credito sono accettate in tutti i grandi centri ma attenzione ad avere contante nelle isole più remote: in alcuni atolli (Tuamotu, Gambier e Australi) non ci sono banche.
In Polinesia francese c’è un unico operatore di telefonia mobile che ha accordi di roaming con gli operatori italiani; si possono perciò effettuare e ricevere chiamate da e per l’Italia con normali telefoni cellulari dual-band. Le tariffe sono comunque elevate, potrebbe essere conveniente acquistare una SIM locale.
Per tutte le ultime informazioni consultate il sito Viaggiare Sicuri
a cura del Ministero degli Esteri.
Viaggio indipendente
Arrivati a Papeete, anche se preparati, si può rimanere delusi: negozi, shopping center, banche, insegne pubblicitarie ma, soprattutto, il traffico caotico e le superstrade a quattro corsie rimandano un’immagine della Polinesia molto lontana dal paradiso. Eppure quando ci si allontana dalla capitale, l’isola di Tahiti restituisce la sua naturale bellezza; vale perciò la pena rimanervi un paio di giorni, anche per cominciare ad acclimatarsi.
Il mezzo più comodo e pratico per girare sull’isola è un’auto a noleggio: la guida è a destra ed è riconosciuta la patente italiana. Chi ha tempo e voglia può utilizzare i truck, colorati mezzi di trasporto che assicurano i collegamenti tra Papeete e gli altri villaggi. Fuori da Tahiti, i mezzi pubblici sono meno efficienti e un’auto è consigliabile, soprattutto a Moorea, che è la seconda isola per estensione. Nelle Tuamotu, e nella gran parte degli altri atolli corallini, è possibile noleggiare soltanto scooter o biciclette. Ma in questo caso si fa tranquillamente a meno di un mezzo di trasporto terrestre perché gli angoli più belli si raggiungono a piedi o in barca. Le escursioni fuori e dentro le lagune sono organizzate ovunque, tanto nei grandi alberghi quanto nelle pensioni familiari; nelle piccole strutture gestite dai locali, sono direttamente i proprietari a portare in giro i propri ospiti.
Per l’alloggio non c’è che l’imbarazzo della scelta: a grandi alberghi e strutture di lusso si aggiungono sempre di più guest house, pensioni e bungalow self catering che, senza rinunciare al confort, consentono una vacanza più indipendente. A Moorea, ad esempio, il
Linareva offre 8 bungalow spaziosi e curati, alcuni in giardino altri che affacciano direttamente sulla spiaggia e quindi con una magnifica vista sulla laguna; è un posto accogliente e tranquillo, che mette a disposizione degli ospiti kajak e bici.
La popolazione locale si rapporta con i turisti con gentilezza e disponibilità ma è difficile stabilire una relazione più stretta con i polinesiani; i contatti sono comunque favoriti nelle isole più piccole, a patto però che parliate francese. Nota dolente, il costo della vita: siamo purtroppo a livelli parigini, si pagano tasse dirette su tutto e la maggior parte dei prodotti è importata.
Testo originale pubblicato da <a href="http://www.paesitropicali.com"> PaesiTropicali.com </a>

Qualche indirizzo utile



Mercato di Papete : prodotti freschi, vaniglia, collane di conchiglie, tessuti…
Woita Prokop :  piatti e stoviglie  in porcellana decorate a mano
(Quartier Walker, Vallée de Hamuta, Pirae)
Orama Four Seasons Bora Bora :  perle e gioielli molto originali  (Motu Tehotu, Bora Bora www.fourseasons.com/borabora  )


Cocoperle Lodge : ambiente raffinato e cucina di mare   (Ahe-Tuamotu www.cocoperlelodge.com )
Blue Banana : ristorante panoramico , cucina semplice e curata  (Lagon de Punaauiawww.bluebanana-tahiti.com )

 Le Lagon bleu : luogo di incontro di surfisti , cucina semplice e genuina

Sofitel Moorea Ia Ora Beach Resort :
 ambiente romantico e raffinato
 (
www.sofitel.com/Moorea )

L’Intercontinental Resort & Thalasso Spa a  Bora Bora 

La profumeria  Tiki Te  a Papeete. 
www.monoitiki.pf

2011, l’anno dei territori d’oltremare






Lungo tutto il corso del 2011, l'anno dei territori d'oltremare mette in luce le identità dei 12 dipartimenti e collettività d'oltremare in qualsiasi campo: cultura, istituzioni, istruzione, ambiente, economia, turismo… Presentazione di un anno ricco di avvenimenti.
L’anno dei territori d’oltremare permette, tra le altre cose, di sottolineare il ruolo delle 12 collettività d’oltremare nella storia della Francia .
"Non sono paesaggi, sono paesi, non sono popolazioni, sono popoli". Questa affermazione di Aimé Césaire contribuisce a esplicitare il posto specifico dei territori d’oltremare nella Francia odierna. L'anno dei territori d'oltremare ha come obiettivo quello di sottolineare il ruolo storico delle 12 collettività d'oltremare nella storia francese, la loro presenza rafforzata dopo l’avvento della Repubblica e della cittadinanza e la creazione di identità culturali intessute di incontri transoceanici.
L'anno dei territori d'oltremare si articola attorno a diverse grandi tematiche:
Storia
Il 2011 rappresenterà l’occasione per richiamare alla memoria alcune figure storiche provenienti dai territori d’oltremare, come Gaston Monnerville, scomparso vent’anni fa e Frantz Fanon, del quale si commemoreranno i 50 anni dalla scomparsa nel dicembre 2011. In aprile, la Francia renderà omaggio anche a Aimé Césaire. Il 21 maggio si celebrerà il decimo anniversario della legge sul riconoscimento della tratta degli schiavi e della schiavitù come crimini contro l'umanità.
Libri e letteratura
L'anno dei territori d'oltremare sarà celebrato anche in occasione delle grandi manifestazioni letterarie. Il Salone del libro, a marzo, offrirà alle letterature dei territori d'oltremare una nuova visibilità, così come il Salone del Libro e della Stampa per Ragazzi di Montreuil, a dicembre e il Printemps des Poètes a Parigi, a marzo.
Spettacolo vivente, cinema e audiovisivi
Numerosi festival hanno in programma le esibizioni di artisti provenienti dai territori d’oltremare (Festival di Avignone, Notte Bianca a Parigi, Jazz d’or a Strasburgo…). Lungo tutto il corso dell’anno, sarà presente anche il cinema dei territori d’oltremare e sarà posto l’accento sulla necessità di sostenere le creazioni audiovisive di questi territori, per promuoverne la produzione e la diffusione, in particolare in ambito televisivo, dei documentari e nelle fiction.
Mostre
Seguendo l’esempio del museo del quai Branly à Parigi, numerosi grandi musei francesi hanno deciso di valorizzare le opere e gli oggetti provenienti dai territori d’oltremare nell’ambito delle loro collezioni e di favorire gli scambi tra musei, nell’area metropolitana e nelle differenti regioni coinvolte.
Istruzione
L'anno dei territori d'oltremare sarà anche presente nelle scuole. Lungo tutto il corso dell’anno sono previste numerose iniziative (insegnamento intensificatodella storia e della cultura dei territori d'oltremare, mostre, libretti pedagogici…)
Ambiente
In occasione delle giornate e delle settimane tematiche organizzate annualmente, sarà messo in luce l’apporto, l’originalità e l’esemplarità dei territori d'oltremare. Saranno presenti anche i differenti enti gestionali degli spazi protetti attraverso le loro pubblicazioni e la loro partecipazione a convegni e mostre.
Informazione
Nell’ambito della televisione e della radio, saranno stabilite delle convenzioni di partnership sia nel settore pubblico che privato (France Télévisions, Radio France, Canal Overseas, Arte, TV5, Trace TV, Tropiques FM, Radio Nova…). La stampa nazionale, regionale, dipartimentale e locale, nell’area metropolitana e nei territori d’oltremare, sarà un partner privilegiato dell’anno dei territori d'oltremare.
(France.fr
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